giovedì 29 aprile 2010

dei corbezzoli

dei corbezzoli le chiome ondulate
in vaste praterie,
dello zafferano raccolto per niente
dalle fauci del vulcano
la ragion d’essere.
Ghirigori di roccia i contrafforti,
i bastioni, di tutto
aspra memoria

tra le pieghe


la ricerca della visione stimolò un vento fresco tra le pieghe dello sconquasso e la volontà di vedere con occhi aperti il perchè di una notte così densa

domenica 25 aprile 2010

mahadevi

Presso la religione induista, Kali (sanscrito Kālī, in Devanagari काली) rappresenta l'aspetto guerriero di Parvati, la consorte di Śiva, una divinità dalla storia lunga e complessa. Nonostante sia grossolanamente identificata come simbolo di oscurità e violenza, si tratta di una deità benefica e terrifica al tempo stesso, dotata di numerosi attributi dal profondo significato simbolico:

· la carnagione scura rimanda alla dissoluzione di ogni individualità;

· la nudità della dea rappresenta la caduta di ogni illusione;

· il laccio con cui prende le teste per mozzarle rappresenta la caducità di tutto ciò che esiste;

· le quattro braccia reggono strumenti di distruzione e purificazione;

· al collo indossa una collana fatta con i teschi di Asura (demoni).

È conosciuta anche come Devi (la dea) e Mahadevi (la grande dea) e assume aspetti diversi: Sati (la donna virtuosa), Jaganmata (la madre del mondo), Durga (l'inaccessibile).

Inviata sulla Terra per sgominare un gruppo di demoni, iniziò ad uccidere anche gli esseri umani. Per fermarla, Śiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia

giovedì 22 aprile 2010


le radio dei borghesi emettevano
nella fredda luce
i segnali, agli angoli della città
uomini. Restava ignoto l’artefice
di quella impressionante vitalità dei suoni,
di quella debolezza del cuore,
di quel desiderio incuneato tra gli anfratti,
goccia a goccia il succo del cactus

martedì 20 aprile 2010

illustrazione marco viale

una babele di parole

una babele di parole
eruppe
dai coni d’ombra della città
nominando tutto, vicoli compresi,
distributori di giornali, idranti,
fino a raggiungerci nei caffè,
ci sciolse e ci riconnesse in un battito,
come il fiato amoroso di una nave
che trasporta grano
in vista del porto di Odessa

domenica 18 aprile 2010

nominare le cose, il punto di vista di Cristina Campo

"Un tempo il poeta era là per nominare le cose: come per la prima volta, ci dicevano da bambini, come nel giorno della Creazione. Oggi egli sembra là per accomiatarsi da loro, per ricordarle agli uomini, teneramente, dolorosamente, prima che siano estinte. Per scrivere i loro nomi sull'acqua: forse su quella stessa onda  levata che fra poco le avrà travolte. Un parco ombroso, il verde specchio di  un lago corso da bei germani dorati, nel cuore della città, della tormenta di cemento armato. Come non pensare guardandolo: l'ultimo lago, l'ultimo parco ombroso? Chi non è conscio di questo non è poeta di oggi".
Cristina Campo

venerdì 16 aprile 2010

coprici di foglie rosse


coprici di foglie rosse,
dentellate e perfette come una flotta
di api pellegrine
in cerca di gloria,
ma coprici che si senta bene
il fiato della marea, al confluire
(Memorie intorno al mio cranio)

martedì 13 aprile 2010

mani mani

mani mani, in deserto  
colle,
piedi ripetuti in processione
arcuata,
giù per la collina della consolazione
vanno,
paradiso futuro in memoria
(Memorie intorno al mio cranio)



ritratto di Imad al-Dawleh c. 1860

fino all'inferno

farebbe luce fino all’inferno
questo vangare la neve molle
che scioglie e separa,
forma e costrutto,
ossa e vento. Guarda
il piano netto, della rappresentazione
cesoia e varco
(Memorie intorno al mio cranio)

memorie intorno al mio cranio

avanza la frenesia

memoria nel lucido
sogno,
a chi interessa la raccolta del grano
georgiano? Tra i tavoli
vuoti
avanza la frenesia
(Memorie intorno al mio cranio)