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Colonie di imperturbabili,
reti di bambini
ai crocevia,
cesseranno di essere
inermi, sì,
rabbrividiranno
per il vento che arriva
da lontano, soffiando
via
il veleno.
Punti, punti dolenti e
tondeggianti,
di cartapesta per il teatro
dei pupi,
a memoria, a togliere e
a levare, foglie caduche
del credo
degli abissi.
Io, tu, infiniti fori nell’oscura
capienza
del variegato affanno,
soffioni
in campi eterei di infinito
nulla,
dove anche il dolore non
esiste
e tutto soggiace,
io, tu,
lingue d’oca della vigilia,
pronti a fare il gran balzo.
Riga per riga, parola per
parola,
ho letto un libro
di esagrammi
desueti.
L'acciaio della città
li rende pesanti,
come appunti
da ricordare
a memoria.
Nel frattempo
dicono addio.
[Nel frattempo]
Pioppi, ontani, tardivi
residui di primavere,
Erbe coralline nel ricordo
di ere
forgiate dai presupposti dei
metalli. Nomi e verbi della
vegetazione
e del canto.