domenica 29 novembre 2009

saremo salvi insieme


Allora scenderemo dal treno
in una giornata piovosa
corrugando le sopracciglia.
Alla ventura l’abbaiare dei cani
che reca con sè
il sermone dell’odio.
Lì non permane pazienza,
solo ossa
e una crescente potenza in divenire.
Saremo salvi insieme.

vanessa rubin


venerdì 20 novembre 2009

i respiri



Al barbiere chiedemmo un taglio semplice
per un mattino speciale,
niente cappotto in bicicletta,
piazza del comune
e la pazienza
di raggranellare i respiri.

mercoledì 18 novembre 2009

è la forma che mi spinge a domandarti

è la forma
che mi spinge a domandarti
non indugiare tra le coltri?
è la tenebra che s'infittisce
e la mascella tua svela
o la vela
che sul mare domani
coprirà il tuo volto?
stolto, non afferrarmi
come una pannocchia,
non sono matura per esser
da te
mangiata
o divorata
divino poeta,
non sono una meta e nemmeno
il percorso,
smuovo, lo si direbbe apposta,
le cornici ai quadri,
li accarezzo come un futuro,
se guardo oggi, se oggi muoio,
morirò domani,
e l'altro domani, ancora.
e ancora
ti rimiri
in me
e non ti accorgi
che siamo soli in un bosco
dove un mulino rotto
bighellona con l'acqua
e la percuote con pale che
ai nostri occhi
sono i peccati del mondo.
avvicinati a me, che ti possa
toccare,
non rimirare, annusa l'aria
e aspira chi odora di vita.
tra breve la spiaggia
e la sosta,
finita.
(Stanzas)

nina simone


meraviglia



il tempo della reciproca appartenenza dell'uomo con le cose, della coesistenza, ovvero un tempo originario nel quale:

«II pensiero era oggetto di percezione interna, non era pensato, ma sentito, per così dire veduto, udito come fenomeno esterno. Il pensiero era essenzialmente rivelazione, non era inventato ma imposto, o convincente per la sua diretta realtà. Il pensare precede la primitiva coscienza dell'Io, che ne è piuttosto l'oggetto che il soggetto».
(C.G. Jung, Gli archetipi dell'inconscio collettivo)

martedì 17 novembre 2009

verena



verena accarezza e la sera la tinge di nero,
accarezza una brezza che soffia dal cuore, passione
di un angelo informe, timore di sussulti e lamenti,
verena, accarezzi davvero la sera?
o la sera, che da sola si gonfia di orgoglio
si specchia arrogante e s'infiamma? o se tace
e non per dire ancora, o se tace, dicevo, la sorte
che varia nel lago profondo dei sensi, e se menti,
verena, che è sera?
(Stanzas)

terrore e meraviglia



immaginiamo una giornata impervia, fatta di salti aguzzi come guglie di cattedrali, colpi di accetta diritti al cuore che vibra nelle fibre come un accordo di chitarra, ecco, in tutto quel pulsare immaginiamo una grazia tutta terrena costruita dentro l’enormità, partendo dal suo centro, eppure già nuova, come nidi di uccelli, madonne votive di popoli contadini, parole sussurrate, poi urlate, dizionari di foglie. Ecco un tempo straordinario, non casuale, un canto

lunedì 16 novembre 2009

patty smith


d'accordo, ti recupero l'ombra


d’accordo, ti recupero l’ombra,
ma se dirimpetto a noi, in sollevate chine di foglie
mature al distruggersi,
in voluti armamenti corretti,
ora, in attacco,
lanciarci contro le colombine e dirigerci
in filamenti,
disagevoli, come di noi i raccolti e
arrabbiati, formare una sinfonica impazienza come
per sempre, nulla, armamenti futuri scarichi, andarcene,
coprirci di foglie
(Stanzas)

domenica 15 novembre 2009

taraf de haidouks



Scriveva Bela Bartòk, negli scritti sulla musica popolare: "La musica romena è una cosa complessa, è ancora nel buio, è in fasce. E' un misto di musica araba, slava ed ungherese, eppure ha un'atmosfera tutta particolare che non si può definire con parole. Gli influssi stranieri sono troppo evidenti per poterli negare. Nel bassopiano nevoso la musica è per lo più turca, nella Moldavia per lo più ungherese. La maggior parte delle melodie da danza è russa o greca. Ma nessuno si deve addolorare: da tutti questi dialetti musicali nasce un particolare carattere personale".

vanno ignari i bimbi

Appena cotti e mangiati,
così vestiti e infreddoliti,
del gioco tipico della vita
vanno ignari i bimbi.
Così piccoli portano nelle cartelle
del deserto la rossa sabbia,
così ad ogni alba e mattina

traghettatore di felci notturne



Traghettatore di felci notturne,
costruttore di neve rosata,
ampio mantello,
mio cuore,
desolato ricordo di roseti,
parola che nomina il mondo

arando il selciato


Era fuliggine nera nel globo
nero. Lentamente
si faceva strada nella percezione
della sincerità. Casa!
Come appartenersi e tenersi stretti
tremando e piangendo,
tutto a soqquadro,
formando condotti per l’aria,
arando il selciato

martedì 10 novembre 2009

oggi torneo di scopone



Volgi lo sguardo
a destra, a sinistra,
le case pronte ad apparire
in una geometria piana e aperta,
allora aggiungi alberi e allodole
e una società di mutuo soccorso.
Oggi torneo di scopone.

tu questo cratere lo chiami cuore



Tu questo cratere lo chiami
cuore, così come i limoni
gialli in cucina,
così vicini o lontani
come il percorso delle volpi
in agosto, quando valicano
le montagne.
A dirotto piove
e lava il sangue delle ferite.

il fucile ormai scarico

Solo i materassi d’erica e le trapunte
di seta rossa
ricordo
di un’infanzia contadina
nel roveto sentimentale dell’odio.
A volte
colpi di pallone al rimbalzo
emergevano dai ragionamenti
del cacciatore di balene,
il fucile ormai scarico,
libero eppure incapace di gioire.

domenica 8 novembre 2009

se ne avete cuore


Esiste un’altra via, se ne avete cuore.
La prima l’ho descritta in parole note
Poiché l’avete vista, come tutti l’abbiamo,
negli esempi, più o meno, di vite intorno a noi.
Ma l’altra è sconosciuta, perché ci vuol fede:
la fede nata dalla disperazione.
Destinazione, non se ne può dare;
Voi sapete ben poco finchè non giungete;
Viaggerete cieca. Ma la via sbocca nel possesso
Di quel che voi cercaste fuori strada.
T.S.Eliot