mercoledì 28 ottobre 2009

ogni cosa è illuminata



ogni cosa è illuminata dalla luce del passato, ogni cosa risplende di luce propria, che si irradia a tutte le altre cose, se solo la togliamo dal cono d’ombra dell’ignoranza e dell’illusione, ma per fare questo dobbiamo iniziare una ricerca molto rigorosa, che parta sin dalle nostre cellule, dalle nostre ossa, sangue e cuore

d'istinto rompevamo i binari

D’istinto rompevamo i binari,
le stanghe travolte
dal treno,
in fermento i corpi e le masse,
in languore le ciglia e le teste,
frinendo all’arrivo del fischio
ma mai nella pioggia,
solo col sole.
Pericolo narrato con boccate
di fumo
nerastro,
le automobili senza alcuna certezza,
niente epica, solo stanghe e treno.
Se chiedi a un delfino
quale sarà la presa
futura,
quale bastione occupare e
distruggere,
quante persone morire
errando
di valle in valle,
di nebbia e
dolore,
la mascella che gli si contrae
sul viso giovane arrogante,
alza il passamontagna
e stringe le macchine fra le braccia.
Volare è morire di noia
se non scendi a vedere.
(Stanzas)

lunedì 19 ottobre 2009

Stanzas per la barca

immagina che la lingua abbia
di un canzoniere
intessute le sbarre,
e che di uccelli frenetici
sia
la portatrice di notizie.
Ispezionando
le stanze
una calma apparente
per esse,
un riflesso azzurro
di appartenere
a un mondo concreto
di gesti e suoni,
una capienza così corretta,
nel cuore,
da spedire all'inferno
questi mobiletti e le stoviglie,
questi nascondigli.
Immagina allora una lingua
che le sostenga tutte
e le chiami con forme interroganti,
le domande furiose,
stupende
e costruisca solo per te,
intatta,
una barca.
(Stanzas)

un quadro nuovo



oggi mi muovo come un esploratore tra diverse esperienze di realtà
una statica, schematica, ripetitiva, logora, insidiosamente dominata dalla paura e che mi ha condotto sino a qui
e una realtà del tutto nuova nella quale entra in causa anche il corpo nella sua interezza, fatta di lampi veloci, di bagliori e scintille, come un quadro nuovo che si stesse formando

domenica 18 ottobre 2009

La fatica dell'esistente

Ossa bianche e lunghe, asciugate
dal sole,
rispettosamente,

con commozione,
lì la fatica dell’esistente
brucia gli ostacoli,
apre alla misericordia.

sabato 17 ottobre 2009

A. Rimbaud


fili, maturandi

fili, maturandi, come reciderli in attacco,
quando forti di essere gli stessi si mirano
aperti,
ignari partecipi della stessa morte in ombra.
Poi, incolonnati in radura, il sole filtra appena,
e dei tronchi robusti il ricordo del lampo e l'esercizio
delle formiche
(Stanzas)

ora so cosa si cela



questa poesia fa parte di Stanzas, la mia prima raccolta. Abitavo a Milano e ricordo i piccoli viaggi in tram per andare dall'editore a correggere le bozze. Se penso a quei giorni e a quel modo di vivere la poesia nella mia mente risuonano questi miei versi

ora so cosa si cela
dietro le spaghetterie cittadine,
quando l'ansia di ritornare
esatti
non ammette sotterfugi e si soffre
discrepando l'unica soglia
al dolore
del racchiuso.
Ora, tirando sassi al cerchio
acquatico,
rimosso l'orgoglio,
sento il frammento misto all'unione
e la perversa timidezza reale
ricoprire gli anfratti
del giorno giocato

riconoscersi


al di là dei simboli, dei significati da ricercare o no, vale la pena di riconoscersi? Io credo di sì, anche se oggi  ancora rotolo nella preistoria della sabbia di un deserto antico, popolato da uomini e donne costruttori del flauto, cercando con ostinazione quel primo suono, la fertilità della terra, la magia degli animali, la visione di potere nella solitudine, come direbbe Gary Snyder

venerdì 16 ottobre 2009

Crudità


un tessitore che riunisce fili, li ricompone con cura. Sono fili non eterei, impolverati e arruffati come sfere di erbe sospinte dal vento a Sonora, in un giorno in cui tutto trema, il cielo terso

Ora c'è la disadorna

Ora c'è la disadorna
e si compiono gli anni, a manciate,
con ingegno di forbici e
una boria che accosta
al gas la bocca
dura fino alla sua spina
dove crede
oppure i morti arrancano verso un campo
che ha la testa cava
e le miriadi
si gettano nel battesimo
per un soffio.
(Milo De Angelis, Millimetri)

Milo De Angelis

Ricordo bene il mio primo incontro con Milo De Angelis. Avevo letto Millimetri e ne ero stata folgorata. Avevo pensato che fosse la persona migliore per darmi un giudizio sulle mie poesie. Gli scrissi e lui mi chiamò proponendomi di andare a trovarlo a Milano. Da quell'incontro sono passati molti anni, non sono più la ragazza di allora, anche se oggi posso dire che in un certo senso il cerchio si chiude e io mi faccio carico di quella che ero e che sono diventata.

mercoledì 14 ottobre 2009

Gnit

Holderlin dice che nominare è far esistere
Baldassari scrive in Gnit (Niente):

La morte è un niente ma c'è
qualcuno l'ha anche vista
ma poi se n'è dimenticato

è in quella intercapedine che coltiviamo la vita

martedì 13 ottobre 2009

Non immobile

Vapori svettano dalle cime,
a quale casa pretendi
di appartenere, se dalla scala
non scendi? Brume ingioiellate
dallo scalpello del cielo,
la chiacchiera delle colombe è finita,
arrivano rasoi appuntiti,
l’aria è tersa,
non immobile.

domenica 11 ottobre 2009

Tolmino Baldassari

Per chi come me ha avuto il privilegio di conoscerlo, basta dire che Tolmino è un uomo e un poeta molto lontano da ogni intellettualismo fine a se stesso. E' nato a Castiglione di Cervia nel 1927 ed è considerato uno dei massimi poeti romagnoli contemporanei.

Canutir


l’è pasê i canutir ch’i lanséva
a j en vest int la curva de’ fium
j è sparì sânza vós. i d’intórna
j è pasé cvânt e’ mònd l’éra férum
un s’avdéva un us. ël a vulê
l’éra un dè cun e’ sól ch’e’ gvardéva
a j ò vest a pasê a so sicur
e j è fìrum j è fìrum cun me


CANOTTIERI – sono passati i canottieri che ansimavano/ li abbiamo visti nella curva del fiume/ sono spariti senza voci d’intorno/ sono passati quando il mondo era fermo/ non si vedeva un uccello volare/ era un giorno con il sole che guardava/ li ho visti passare sono sicuro/ e sono fermi sono fermi con me

Come se fosse vero

in uno specchio grande d'acqua

dove le anatre selvatiche
non le disturba nessuno
o se per caso
incontro i cavalli di mio babbo
che sembrano fermi nel vento
(Tolmino Baldassari, I vìdar)

mercoledì 7 ottobre 2009

Nudità




Quando ero piccola mia madre mi portava in via Torino a comprare carne di cavallo in una macelleria equina. Io detestavo la carne di cavallo e il suo sapore dolce e ancora di più detestavo essere costretta a mangiarla. Oggi la carne di quei cavalli mi fa pensare alla mia nudità terrena e allo sforzo che sto facendo per vederne tutti gli aspetti senza preconcetti. Nell’Experience intérieure Georges Bataille afferma che l’uomo può trovare se stesso solo se riesce a sottrarsi, senza sosta, all’avarizia che lo stringe. A questo universo di gioco, riso, pianto, vita e morte appartiene la poesia, come una verità che nasce dalle ceneri di una ricerca delle origini, nel cuore dell’appartenenza alla terra.